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I
RAGAZZI DI VIA VIGONI
Milano. Il quadrilatero formato da Corso Italia, Via Campolodigiano, Via
Mercalli e Via Vigoni, è forse la parte della città che si è più
trasformata. La scuola media di Via Campolodigiano non c’è più. Aveva
almeno 18 classi. Erano passati nomi noti, come l’attrice Stefania Casini,
il Professor Giorgio Fiorentini, la giornalista Bice Biagi, il Professor
Roberto Polillo. Da strada chiassosa piena di ragazzi, ora è silenziosa e
deserta, come una via di meditazione e di preghiera. In faccia a Via
Campolodigiano, ora c’è la sede della Ras. Negli anni "50" c’erano le
macerie lasciate dai bombardamenti e la zona era recintata da una
palizzata. All’interno, qualche casa semidistrutta era ancora aperta e i
bambini del quartiere entravano, per giocare agli indiani, fare fuochi,
capanne. Era una terra di nessuno.
In Corso Italia c’era la caserma dei Bersaglieri. Davanti al portone era
ferma una sentinella e ogni tre ore si assisteva al cambio della guardia.
I passanti si fermavano a guardare. Nove soldati di corsa, con le piume al
vento. Davanti, il capoposto. Ordini secchi. Un passo laterale. Un passo
avanti. Un altro passo laterale. Dietro Front. Per concludere lo scambio.
Fianco dest. Di corsa, marsh. E il picchetto rientrava di corsa in
caserma. Spariti i soldati, gli statuari spettatori riprendevano il
cammino. Un giorno di festa (forse, sarà stato il due giugno del "52" o
del "53"), i Bersaglieri tornarono dalla parata. Correvano ordinati da
piazza del Duomo,tra due ali di folla. Entusiasmo alle stelle. Applausi e
tanti "viva l’Italia". Tempi passati. La caserma c’è ancora. Ma non i
Bersaglieri, né la sentinella.
In Via Mercalli, c’era l’oratorio San Filippo Neri. Aveva una grande
squadra di calcio. Fortissima. Dove giocavano i fratelli Mazzola. Quelli
dell’Inter. Tutti facevano a gara per trovare un posto nella nazionale dei
piccoli. Ma era durissimo. In questo oratorio, c’era la prima televisione
del quartiere, che tutti, grandi e piccoli, andavano a vedere. Film
indimenticabili. Amedeo Nazzari, Gerard Philippe, Rin Tin Tin. Ora
l’oratorio è un silente pensionato universitario.
Poi Via Vigoni. Nel "50" sembrava il Kosovo, dopo i bombardamenti. Terra
battuta, tante macerie e una grande fabbrica, con una ciminiera. In quel
tempo, Via Vigoni non era unita a Via San Francesco, come ora. Proprio nel
punto di congiunzione, c’era la fabbrica, che confinava con il campo di
calcio dell’oratorio. Un giorno la ciminiera scomparve e cominciarono a
costruire i giardini. Negli anni 60 erano piccolissimi, frequentati dai
bambini del quartiere. Elementari. Medie. Liceo. Università. I bambini
sono diventati grandi. Chi passa di tanto in tanto, nota le differenze.
Gli alberi sono sempre più alti. Cambiano i sensi di marcia delle vie. E
le case invecchiano. Ma i ragazzi sono sempre lì. Sempre a gruppi. Sempre
nelle stesse ore. Forse, quei "ragazzi di Via Vigoni", sono l’unica cosa
che non è cambiata. (Pubblicato da Libero)
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